L’evoluzione pittorica
La stesura del colore, nelle opere di Prinzi sono prive di sfumature, egli come nel “Color field painting” cerca di sintetizzare sia nelle forme che nei colori le immagini da lui rappresentate, così come fecero Morris Louis, Paul Jenkins, Mark Rothko, Clyfford Still e altri.
Fu il critico Clement a coniare il termine “Color field painting” nel 1955. Il color field è collegato al Suprematismo e in parte alla corrente sviluppatasi negli stessi anni, l’espressionismo astratto.
Le origini della pittura a campi di colore si può ricondurre agli anni venti, all’artista russo Kazimir Malevic, esponente del suprematismo; nella sua poetica l’arte doveva essere la “supremazia della forma”, espressa attraverso la purezza dei colori e forme geometriche elementari. Malevic sosteneva che l’artista moderno doveva guardare ad un’arte finalmente liberata da fini pratici ed estetici e lavorare soltanto assecondando una pura sensibilità plastica. Sosteneva quindi che la pittura fino a quel momento non fosse stata altro che la rappresentazione estetica della realtà e che invece il fine dell’artista doveva essere quello di ricercare un percorso che conducesse all’essenza dell’arte: all’arte fine a se stessa.
Anche Prinzi ritiene che si possa liberare l’arte dal vincolo di rappresentare figure e oggetti con immagini riconoscibili: non dovendosi più preoccupare di raffigurare la realtà esterna, l’arte potrà sviluppare un linguaggio di forme proprie e creare nuove realtà.